06-08-2023

Zombie proletari

Dalla Francia ci arriva un nuovo volume della serie Disney-Glenat. Riuscirà a stupire?

Alla fine ho avuto modo di leggere Cafè Zombo. In questa storia Loisel si propone di rendere omaggio alle strisce di Gottfredson, infilando fra le righe una dose di commentario sociale, che non mi prende di sopresa. Loisel, oltre a voler rendere omaggio al Topolino classico della produzione sindacata, sfrutta la situazione per tirare sferzate al sistema produttivo capitalistico che sfrutta e aliena i lavoratori, fino a trasformarli in zombie (tutti sottotesti che già Romero aveva utilizzato ai suoi tempi), e alla gentrificazione, all'appropriazione da parte delle elite capitaliste di interi quartieri, per trasformarli in zone dedite al loro personale trastullo, sottraendoli alle classi proletarie che li abitano. Temi, quindi di critica sociale, ma non particolarmente originali, neanche, oserei dire, nella loro esposizione.

Sul piano artistico si tratta di un volume eccelso, capace di coadiuvare un character design classicheggiante con una regia delle vignette audace. Difficilmente si trovano vignette statiche o con inquadrature convenzionali, mentre i personaggi sono presentati da angolazioni dal taglio cinematografico. Il tratto e i colori fanno convivere armoniosità delle forme e un certo nervosismo di base.

Sul piano narrativo, se si tratta, comunque, di una storia interessante e sfaccettata, con vari personaggi che hanno modo di trovarsi in scena e di recitare in modo convincente, il ritmo risulta un po' carente, devo concordare con alcuni pareri avevo letto in giro nei giorni passati. Non che la narrazione sia zoppicante in sé, ma il confronto ricercato con il Gottfredson dei primi anno '30 (credo che una possibile ambientazione sia questa, sia per lo scenario di crisi economica, sia per il suolo da spalla principale rivestito da Orazio), purtroppo, non la fa brillare. La storia ha delle scene e delle scelte convincenti, come la parte iniziale, in cui compare anche Paperino, o quella finale, più dedita all'azione, ma in più punti sembra trascinarsi. E se in Gottfredson, il divagare con scene secondarie alla narrazione principale, era dovuto al formato giornaliero e dava comunque modo di presentare elementi diversi, qui, a volte, sembra che si giri attorno alle stesse cose, per poi arrivare ad una svolta ed andare avanti.

Non vorrei, però, che questo giudizio desse l'idea di una bocciatura, cosa che questo commento non è. Il volume è consigliato, perché Loisel riesce, comunque, a gestire un cast di personaggi, calandolo nella caratterizzazione del periodo (con tutti i limiti che quella caratterizzazione aveva), trovando una voce adeguata da dare loro, cosa non banale, anche nelle storie "normali" del nostro Topolino; il tutto disegnato magistralmente, forse il migliore albo della collana, da questo punto di vista (se la gioca, a memoria, col volume di Bertolucci).

Avevo detto che lo avrei messo accanto all'omnia di Gottfredson e continuo a pensare di farl- ARGH!

No, il formato è diverso...

(P.S.: Certo che Pippo rimane lo standard character più difficile da centrare, se ne sei a digiuno, suppongo. Anche qui l'interpretazione, se non completamente errata, appare, IMHO, almeno parziale e fuori fuoco, quasi Pazienziana, in parte spiegata da particolari alterazioni, ma comunque manchevole di un guizzo, forse nenanche ricercato)