15-02-2023

O tempora, o mores!

Non credo di poter sopravvivere ad una nuova grandinata di filippiche contro il woke-politicallycorrect-cancelculture-demoplutogiudaicomassone...

Nella giornata di ieri Don Rosa ha comunicato, tramite i suoi spazi online, che la Disney sta riesaminando il proprio catalogo di storie, per espungerne alcune che non rispettano i suoi standard riguardo l'inclusione ecc., e che due sue storie sono finite sotto la mannaia censoria, tra cui il finale della saga Life and Times of Scrooge McDuck. I Ventenni hanno riassunto la questione e detto la loro.

Come da incipit, ho già adocchiato innumerevoli reazioni sempre sulla stessa falsariga di quelle che siamo abituatə a leggere ed ascoltare negli ultimi anni, in cui ci si è accortə che il punto di vista dell'uomo bianco-etero-cis-ecc. non è l'unico esistente (ma guarda un po') e che tante cose apprezzate in passato non hanno passato indenni il giudizio della storia.

Mi sento di condonare questa decisione? No. Ma preferirei strapparmi un braccio a morsi che trovarmi in compagnia di certi soggetti nella crociata contro il politicamente corretto.

La grande questione è che un'opera culturale è problematicizzabile, un'opera commerciale no. Un'opera culturale può travalicare il valore nominale dei suoi contenuti, un'opera commerciale è tenuta ad identificarsi col suo valore nominale.

La Saga è un'opera culturale, ma i personaggi che la popolano sono intrappolati nel loro essere icone commerciali e lo saranno finché rimarrano proprietà di una compagnia che, giustamente, li vuole tali. Ogni opera nasce come commerciale, ma ha poi modo di storicizzarsi e di vivere come prodotto squisitamente culturale.

Evidentemente, non è questo il momento.

E no, non si risolve il dilemma negando le problematicità delle opere a cui teniamo.

Ho detto tutto quello che avevo da dire.