27-01-2023

Aspettando Pk

Post in italiano, mi spiace per i lettori internazionali, ma mi trovo più comodo a parlare nel mio idioma natio per questa piccola digressione.

Ho ordinato su Panini.it il nuovo volume di Pk, assieme ad altre cose, perciò avrò modo di leggerlo dopo la data di uscita. Intanto, mi fa piacere che per le matite sia stato scelto stavolta Davide Cesarello.

Potrà apparire forse strano, ma faccio moderatamente il tifo per Cesarello da tempi non sospetti. Allievo della defunta Accademia Disney, ha collaborato con Disney Italia dalla seconda metà degli anni 90, fino agli anni 00. In quegli anni disegnò un pugno di storie, in due delle quali si cimentò anche da autore completo. Ben presto, però la sua carriera prese una strada che definirei più corporate, ovvero da copertinista per varie serie, come Minni & co., Mega 2000, X-Mickey (di cui si occupò anche di parte del processo creativo alle spalle), i Gialli di Topolino e iniziative editoriali come i Classici della Letteratura (la serie edita in collaborazione col Corriere della Sera ebbe in Italia come copertinista principalmente Fabio Pochet, ma in altri Paesi continuò con copertine di Cesarello).

In pratica si potrebbe dire che sviluppò una carriera simile a Marco Ghiglione, ma, parlando da lettore, nelle poche cose disegnate da lui, vedevo una maggiore capacità narrativa e recitativa, che superava la capacità di mettere in posa dei personaggi per un'illustrazione statica.

Una storia in particolare, mi permise di mettere a fuoco il suo talento: Topolino e il diamante rosa, che ritrovai su un Topolino di quelli venduti nelle buste delle edicole.

La cosa che mi colpì maggiormente, fu, nello stile, la volontà di eludere dal manierismo un po' provinciale che spesso insidia varie storie italiane, per mettere in scena un Topolino molto reale e allo stesso tempo fedele alla lezione d'oltreoceano. Questa commistione fra look corporate e taglio rampante dei personaggi, più che a Ghiglione, finiva per farmelo accostare a Sciarrone o Barbucci. Insomma, mi sembrava arrivare da quella scuola (o meglio, come avrei scoperto dopo, da quell'Accademia).

Guizzi così me li potevo immaginare animati dagli studi di Burbank. Non era un qualcosa che sembrava troppo alieno da un Runaway Brain. Tutto questo portava a crederci un po' di più in quello che si leggeva. E la trama, poi, non era neanche banale, ma aveva delle sequenze, inquadrature, tagli, che la facevano risaltare. Anche la scelta di alcune vignette monocromatiche dava un appeal moderno, simile a quello che Monteduro aveva inaugurato su Pk (sui colori, però, suppongo indicazioni dell'autore, data la valenza narrativa degli stessi, ma non ho elementi per identificare autori).

Se ciò sembra poco, questa storia segna anche il suo esordio sul settimanale, come rivela lo stesso autore nella sua scheda su Topolino.it:

Di saper disegnare lo dimostrai molto presto, all’asilo delle suore di Sesto S. Giovanni, dove i classici omini stilizzati prendevano forme e dinamismi unici per un bimbo di quell’età. L’asilo fu in effetti una buona palestra, si passava molto tempo a fare “scarabocchi” che tra l’altro conservo ancora gelosamente (oltre che a giocare a Zorro e D'Artagnan, gli eroi dell’epoca). Ad ogni modo, fu subito chiaro che il disegno sarebbe stato una componente molto importante nella mia vita e irrinunciabile. Seguirono poi gli anni delle elementari, tra cartoni animati giapponesi, che copiavo senza fermo immagine (ahimè all’epoca non ce l'avevamo) e caricature di compagni e maestre, naturalmente a loro insaputa, con una vena sempre umoristica. Crescendo diventai un divoratore di fumetti e col tempo mi appassionai soprattutto allo stile umoristico, imparando a riconoscere gli autori e l loro segno grafico. Da adolescente non ebbi troppi problemi a scegliere la mia strada. Passai diversi anni a studiare grafica e illustrazione, finendo poi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove mi diplomai in scenografia. Fu proprio a Brera che venni a sapere della scuola Disney e così convinto da una amica, mi presentai con un book di disegnetti molto naif alla selezione per entrare ai corsi tenuti dal grande Giovan Battista Carpi. Passò un lungo periodo di prove infinite ma alla fine riuscii ad entrare all’Accademia Disney, un luogo di incontro e scambio culturale che mi rimarrà sempre nel cuore. La prima storia uscii nell’ottobre 98: "Topolino e il diamante rosa”, scritta e disegnata da me e in seguito ne uscirono altre, mentre collaboravo saltuariamente anche con il dipartimento Licensing della Disney per la creazione di prodotti per il consumer product. Dopo qualche anno da freelance mi venne offerto di entrare alla Walt Disney Company come senior artist, dove ebbi modo di conoscere tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo e crescere artisticamente, ispirato dal loro talento e i loro insegnamenti. Nonostante fossi ormai lontano dalla testata di Topolino ebbi modo comunque di ispirare la redazione con alcune serie di grande successo: X-Mickey e le Storie della Baia. Il fumetto come mezzo per raccontare storie continuava ad avere un certo fascino su di me. Nel 2018 tornai a fare il freelance, riallacciando i rapporti con la rivista di Topolino.

Nonostante il Diamante Rosa fu a lungo l'unico ricordo connesso a Cesarello, il suo nome mi rimase impresso, tanto da essere stupito, nel tempo, di non trovare più un così fulgido talento speso fra le pagine del topo. Fui perciò molto felice di rivederlo, prima di nuovo sulle cover e dopo sulle storie, a collaborare col settimanale, dopo una decennale assenza (ultradecennale, se poniamo l'attenzione sulle storie lunghe più di una tavola).

Menzione obbligatoria di congratulazioni con la direzione Bertani per il fiuto nel recuperare autori.

Il nuovo Cesarello appare certamente più maturo di come fosse negli anni 90. Mantiene una regia interessante e una buona capacità di far recitare i personaggi. Con le nuove storie di Top de Tops riesce egregiamente a sostituire Massimo De Vita, riuscendo a porsi in continuità con lui, pur avendo infuso una riconoscibilità ai personaggi mutuato, evidentemente, dagli anni nel licensing.

Se in passato sembrava pendere verso l'animazione in determinate scelte e lo stile corporate, qui pare tornare ad adattarsi al mezzo fumetto, pur mantenendo quella particolare affinità per il dinamismo. Insomma, appare in evoluzione, capace di rinnovarsi e di applicarsi a studiare per adattarsi a ciò che gli viene chiesto, dandone un'interpretazione comunque personale.

Ora ha ricevuto il pesante incarico di occuparsi di Pk, in un periodo in cui alla serie vengono affidate matite inedite. Sono molto curioso della prova che potrà dare in questo contesto.