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Prologo

PK0-Evroniani972

Sotto l'ardente splendore di un inatteso sole, le orde di schiavi affrancati devastavano i favi di incubazione. Una visione inconcepibile. Mai ti potresti aspettare la tua fetta di vitello saltare dal piatto per strangolarti. Così il Sommo Archiatra Zeron osservava dalle vetrate della Volta lo scempio compiuto al cuore dell'Impero.

La stirpe predatrice predata nella sua tana. Sdegno riempiva i suoi occhi. L'Impero era morto, ma non c'era da ricominciare daccapo. C'era bisogno di un nuovo Impero. Un Impero Invitto.

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Forse-Gorthan

Le navi si riempivano, i vettori di conquista diventavano rifugi per derelitti. Sbandati guerrieri perdevano le guide di una vita, gli schemi psichici fremevano di fronte al disastro. Solo una figura rimaneva fieramente eretta, certa che il domani sarebbe risorto. Un capannello di scienziati faceva la spola per chiedere ordini e pareri. Il Saggio Tra Noi rispondeva con quieta fermezza. La conservazione del cuore della civiltà di Evron doveva essere espletata. Lui aveva previsto. Sapeva della fine. Le parabole lobacevskiane di decadimento micografico ad accelerazione xeroniana erano chiare all'occhio esperto. Adattare le equazioni psicostoriche ai parametri di società alveare non era stato immediato, ma le recenti evoluzioni genetiche individuali avevano semplificato il processo. L'Impero doveva cadere. Il limite massimo sarebbe stato un ventennio. La causa esterna era stato un inaspettato plusvalore. Avrebbe permesso di conservare ciò che era importante e ottimizzare la rinascita. Ora mancava una guida per concentrare gli sforzi. Era pronto.

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