Da che parte si va?

Ogni storia, di qualsiasi tipo ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Questo è un punto fermo di qualsiasi narrazione. O almeno credo. Magari non si susseguono in quest’ordine, forse si presentano in modo bislacco, ma ci dovranno essere sempre. Un inizio, uno svolgimento, un finale. Sull’ultima parte non sono però sicuro. E se i finali fossero, due, quattro o sei?

24 Novembre 1985. Esce in edicola il numero 1565 di Topolino, che reclama in copertina «1x6 Una storia sei finali! Per la prima volta al mondo!». Ed è a ben ragione che nello strillo si fa riferimento ad un evento di portata mondiale, poiché si ha la pubblicazione della prima storia a bivi del mondo del fumetto: “Topolino e il segreto del castello”, scritta da Bruno Concina e disegnata da Giorgio Cavazzano. Una storia a bivi non è altro che una narrazione nella quale lo sceneggiatore pone il lettore di fronte a delle scelte da effettuare, per arrivare alla conclusione. In questo modo, attraverso le decisioni prese, colui che legge può indirizzare i personaggi verso uno dei vari epiloghi proposti. Nella storia Clarabella e Minni, passando vicino ad un vecchio castello abbandonato, improvvisamente sentono inquietanti e sinistri rumori. Raccontando l’accaduto a Topolino e Pippo, questi decidono di fare luce sulla faccenda.

Da questo punto in poi si dipana l’avventura, la cui trama può quindi dirigersi, a causa delle scelte del lettore, verso le conclusioni più diverse, esplorando il campo del soprannaturale o scegliendo risoluzioni più razionali. Le biforcazioni vengono esplicitate a fine pagina da un riquadro di didascalia che invitava il lettore ad andare ad una determinata pagina per continuare la lettura seguendo la scelta effettuata.

Ciò che assume importanza non è quindi la storia in sé, ma la tecnica narrativa dei bivi, portata avanti con convinzione dallo sceneggiatore Bruno Concina, autore di diciannove delle venti storie pubblicate in Italia dalla Disney dal 1985 al 1997.

La tecnica della narrazione non fluida, ma che presenta varie possibilità di scelta per il lettore, era stata già utilizzata negli anni ’30 del Novecento e dagli anni ’50 il suo utilizzo è attestato negli Stati Uniti e in Inghilterra per fini educativi. I libri strutturati in questo modo erano considerati utili per sviluppare le capacità logiche, le capacità di scrittura e di apprendimento negli allievi. Solo poi negli anni ’60 iniziò una narrativa di intrattenimento usando delle biforcazioni nella struttura dei testi, grazie a scrittori d’avanguardia francesi, come François Le Lionnais e Raymond Queneau, e ai famosi librogame, largamente diffusi negli anni ottanta. In Italia si può poi ricordare Gianni Rodari con il libro Tante storie per giocare (1971), in cui venivano raccolti dei racconti con finali a scelta.

Bruno Concina aveva molto a cuore la sperimentazione riguardante le storie a bivi, a cui dedicò la sua tesi di laurea in Pedagogia all’università di Padova (Una nuova proposta pedagogica: il fumetto a bivi). L’idea gli venne da alcuni testi d’avanguardia francesi degli anni ’30 e decise quindi di proporla all’allora direttore di Topolino Gaudenzio Capelli, che credette nell’idea dell’autore, che aveva collaborato con la rivista dal 1979, anno della pubblicazione di “Zio Paperone e la conflittite acuta e cronica”, disegnata da Alessandro Del Conte.

Il successo riscontrato portò all’immediata realizzazione di altre storie ideate con quelle innovative modalità: su Topolino 1585, cinque mesi dopo il segreto del castello, fu presentata “Paperino e gli incontri ravvicinati di 5 tipi”, sempre illustrata da Giorgio Cavazzano e dedicata a Yuri Gagarin, a venticinque anni dal primo viaggio di un essere umano nello spazio.

Il progetto continua, così, gli autori delle prime due storie ne sfornano una terza, “Zio Paperone e l’anfora enigmatica”, ad appena sei mesi di distanza, su Topolino1602. Qui il lettore poteva seguire le vicende di zio Paperone, Paperino e nipoti o Rockerduck per andare alla ricerca di un cimelio romano, appunto l’anfora del titolo, appartenuta a Giulio Cesare. Ed è dopo una sola settimana che viene pubblicata la nuova avventura interattiva “Qui, Quo, Qua e le vacanze… a bivi”, scaturita sempre dalla penna di Bruno Concina, in cui però Cavazzano passa le consegne a Luciano Gatto, dando la possibilità di immergersi letteralmente in una trama vacanziera.

Il 1986 potrebbe essere definito l’annus mirabilis delle storie a bivi, contandone ben quattro all’appello. L’ultima, uscita nel Novembre dello stesso anno su Topolino 1614, è “Pippo e Nocciola: sfida all’ultima magia”, sceneggiata dal creatore della serie e disegnata da Sergio Asteriti, che così come negli altri fumetti inserisce una serie di biforcazioni successive che portano ad una ampia scelta e differenziazione fra le varie conclusioni, partendo per il regno delle streghe o per quello delle fate, ma con il punto fermo per cui Pippo non riuscirà mai ad essere convinto dalla strega alla realtà della magia. Particolarità della storia stavolta è l’inserirsi nel vasto filone degli “scontri” fra Nocciola ed il pippide dalla dura cervice.

Dopo un’annata così intensa le storie biforcate dovranno aspettare ben due anni per tornare in auge sulle pagine del settimanale, con “Topolino agente… immobiliare”, degli autori della precedente avventura, che porta questa volta Topolino e Pippo ad investigare sulla fattoria McAngus, la quale sembra suscitare tanto interesse fra i clienti della loro agenzia immobiliare. Qui si hanno delle opzioni di scelta che mescolano fortemente le carte in tavola. Si spazia dall’horror, al giallo e alla fantascienza.

Sempre nel 1988 viene data alle stampe la settima storia a bivi, che si distingue dalle altre, perché alla penna non vi è Concina, ma Alessandro Sisti, che si cimenta in una narrazione complessa e attinge all’altro filone di cui Concina è co-creatore, assieme a Giorgio Pezzin, ovverossia quello della macchina del tempo. Altre due volte i bivi coinvolgeranno narrazioni con l’invenzione di Zapotec e Marlin. Topolino si ritrova, a causa di un incidente, in una Topolinia del XXVI secolo, da cui deve tornare a casa. Si presentano così, dopo scelte concatenate, quattro finali, che però non vanno ad invalidare la comune conclusione del ritorno a casa del nostro eroe, ma si limitano a chiarire ciò che avverrà nella linea temporale futura scelta.

Nello stesso anno ritorna Concina ai testi di una nuova storia a bivi, “Topolino e Pippo eroi del giorno prima”, che vede alle matite il ritorno sulla serie di Luciano Gatto. Interessante è il fatto che il filone continua ad intersecarsi con il tema della macchina del tempo, dimostrando come le varie possibilità derivate dall’utilizzo dei viaggi nel tempo diano buoni spunti per le biforcazioni narrative e dando luogo ad un buon numero di paradossi.

L’anno seguente, sempre ad opera di Concina e con i disegni dello Studio Comicup, si ha una nuova incursione dei bivi su Topolino, con la pubblicazione sul numero 1755 di “Zio Paperone e Rockerduck e il tesoro in società”, in cui, come si evince dal titolo i due miliardari paperopolesi si troveranno a cooperare, avendo ognuno solo una parte della mappa di un fantomatico tesoro.

In “Paperinik e il mistero del tempio azteco” (Topolino 1804), disegnata da Maurizio Amendola, si ha un incontro fra le tematiche archeologiche e il personaggio del diabolico vendicatore, cose che potrebbero sembrare alquanto diverse, ma che Concina aveva già fatto incontrare quattro anni prima in “Parodie di grandi film: Paperinik e l’arca dimenticata” (Topolino 1573), in cui era sempre importante l’interazione col professor De’ Paperis.

Nel 1991 saranno pubblicate ben tre storie a bivi, “Paperino e le quattro strade della fortuna” (Topolino 1851), “Paperino e la città western” (Topolino 1859) e “Topolino e il mutevole uomo delle nevi” (Topolino 1864).

A distanza di quasi un anno e mezzo viene pubblicata su Topolino 1947 un’ulteriore storia del genere di Concina e Santillo, “Zio Paperone, Brigitta e il tesoro… a bivi”, in cui il centro dell’azione è sostanzialmente una caccia al tesoro che coinvolge i due personaggi del titolo e in cui si dovrà scegliere se seguire le parole dell’ uno o dell’altro.

Quindi si ha su Topolino 1965 “Topolino e il mostro del lago”, ultima narrazione a bivi in cui si interagisce con la linea spazio-temporale, infatti Topolino e Pippo torneranno indietro nel tempo, nel momento in cui furono scattate delle foto ritraenti il mostro di Bob Ness, per risolverne il mistero. Sempre dopo un anno e mezzo si assiste alle pubblicazione (Topolino 2045) di “Archimede e Pico nemici provvisori”, inusuale, rispetto alle altre della serie, perché vi è un solo bivio che porta a tre diversi finali.

Nel 1995, oltre alla storia precedente vengono pubblicate “Paperino & Paperoga odissea… a bivi!” (Topolino 2078), in cui i due cugini devono intraprendere un viaggio per recarsi ad una riunione di famiglia, e “Tutti insieme… a bivi” (Topolino 2089), nella quale si incontrano i personaggi di Topolinia e Paperopoli in un’avventura dalla quale dipenderà il destino del mondo.

Un caso speciale è rappresentato da “Paperinik e il nemico numero uno”, non stampata su Topolino, come tutte le altre, ma su Paperinik e altri supereroi 33, in cui dei criminali suggeriscono al paladino mascherato come l’ausilio dei ritrovati tecnologici alteri lo scontro con i criminali, così da farlo arrivare sul punto di decidere se incrementare il suo armamentario o vedersela a mani nude con i gaglioffi.

“I Bassotti e i bivi del crimine”, sceneggiata come al solito da Bruno Concina e disegnata da Luciano Gatto, pubblicata nel 1997 su Topolino 2149, è da considerarsi l’ultima storia a bivi. Da quell’anno in poi non ne verranno più pubblicate, sia perché oramai altre forme di intrattenimento impegnavano i ragazzi dell’epoca (si ricordi infatti che negli anni ’90 ci fu una grande espansione nei confronti del grande pubblico dei videogiochi che offrivano simili possibilità). Inoltre a dispetto di un ampio numero di pagine coperte dalla storia, in realtà, contando le singole vicende che si potevano seguire, le avventure narrate si rivelavano molto brevi e quindi difficilmente poterono dimostrarsi di grande respiro, subendo anche le conseguenze del dover passare da una pagina all’altra saltandone varie, che non tutti gradiscono. Esse rimasero comunque delle avvincenti avventure per i più piccoli, che venivano guidati nelle diramazioni della trama dallo sceneggiatore, novello pedagogo di rousseauiana memoria, che lascia il fanciullo libero, senza però abbandonarlo, ma agendo in “negativo”.

La memoria delle storie a bivi non è però andata persa, poiché vari anni dopo, nel 2001, lo sceneggiatore Alberto Savini ha proposto una storia dai meccanismi assimilabili a quelle di Concina, ovvero “Zio Paperone e l’incredibile avventura di Capodanno”. Essa però differisce dagli originali degli anni ’80 principalmente per la sua struttura non a bivi, ma a livelli. Al lettore viene sempre data libertà di scelta, ma solo uno dei finali è quello corretto, mentre gli altri portano a dei sostanziali vicoli ciechi. Ogni livello era in realtà una tavola, disegnata da un autore diverso: in effetti la storia è ricordata per essere stata anche quella che ha visto all’opera il maggior numero di disegnatori. Il concetto dei livelli prende spunto naturalmente dal mondo dei videogame e l’autore ha rivelato di aver pensato per la realizzazione dell’avventura alle cosiddette avventure testuali diffuse negli anni ’80.

A questa ne sono seguite altre tre. “Paperino e la rincorsa energetica” di Stefano Ambrosio e Andrea Ferraris è stata pubblicata nel 2005 su Topolino 2579 e ci pone di fronte ad un deposito indifeso, perché privo di energia elettrica, sotto attacco. “Paperino e l’invito… al risparmio”, sempre sui testi di Ambrosio, ma disegnata da Emilio Urbano, pubblicata sul numero seguente, ritorna sul tema energetico, narrando di come Paperino deve organizzare una cena con Paperina, cercando di risparmiare energia. Entrambe le storie infatti erano parte di una campagna di sensibilizzazione per il problema energetico, portata avanti su Topolino. Quella che attualmente è da considerarsi l’ultima storia interattiva comparsa su Topolino è “Dov’è Trippa?”, sempre nel 2005, con ai testi lo sceneggiatore che quattro anni prima aveva riportato in auge il genere e i disegni di Stefano Intini. Come era accaduto in passato con le storie a bivi, questa si interseca con il ciclo “Le Storie della Baia”, dello stesso autore.

È da segnalare che, il 19 Novembre 2012, è apparsa sul canale ufficiale Disney, WaltDisneyStudiosIT, un breve episodio interattivo in stile motion comic, che riprende la struttura dei bivi, intitolata “Dov’è finito Paperinik? — Un’avventura interattiva”.

Il filone sarà ripreso in pieno solamente nel 2014, con la pubblicazione di “Gambadilegno, Macchia Nera e i bivi del crimine”, scritta da Marco Bosco e disegnata da Nicola Tosolini, e “Paperinik e i destini di un eroe”, di Vito Stabile e Stefano Intini, che gioca sulle possibilità che si sarebbero potute presentare nei riguardi del fortunoso caso che ha decretato la nascita del diabolico vendicatore.

Il grande fenomeno dei fumetti a bivi, come si è detto in precedenza e se non si fosse capito dai nomi degli autori coinvolti, è tutto da tributare a Bruno Concina, che da sperimentatore qual era decise di mettere a frutto le sue conoscenze di pedagogia per la realizzazione di questo filone che per qualche anno si rivelò un punto forte della produzione Disney di allora.

Concina è stato per tutta la sua vita principalmente un grande ed appassionato narratore, che ha sempre voluto esprimere questa sua vena artistica. Durante la sua vita ha avuto modo di svolgere molti lavori, fattorino, interprete, impiegato, insegnante, scrittore e solo dal 1977 soggettista, sceneggiatore di fumetti, soggettista, sceneggiatore di cartoni animati e traduttore di fumetti. La sua collaborazione con la Disney, dal 1979 vanta all’appello più di 540 storie pubblicate principalmente su Topolino principalmente, ma anche ad esempio su Almanacco Topolino, Paperino Mese, Super Almanacco Paperino, Paperinik e altri supereroi, Cip & Ciop e Minni & Company.

Concina non è un autore dal genere ben definito o con degli schemi di sceneggiatura ben delineati, come un Cimino o un Martina, ma ogni sua narrazione si ricorda o per una buona dose di garbata ironia o per la poesia che pervade le scene, dal momento che ha sempre preferito occuparsi del genere umoristico, tenero e sentimentale. L’autore da subito riesce a gestire adeguatamente sia l’universo dei paperi che quello dei topi. Per i primi ripropone i rapporti spesso conflittuali, ma sempre contenuti, fra i membri della grande famiglia palmipede, come nella sua storia di esordio, prima citata, “Zio Paperone e la conflittite acuta e cronica” (disegni di Alessandro Del Conte), e per i secondi avventure miste a contenuti gialli, come in “Topolino e il misterioso degli “ottani” annacquati” (disegni di Sergio Asteriti) o “Topolino e l’allucinante “caso” dei furti impossibili”, trame non complesse, ma che avevano la capacità di intrattenere anche grazie ad un accentuato umorismo. La sua anima poetica si poteva riscontrare in narrazioni come “Zio Paperone e gli inseparabili”, dando un’ottima visualizzazione del rapporto fra lo zione e i suoi pargoli, le monete contenute nel deposito, ad ognuna delle quali è legato un ricordo. Come dimenticare poi l’estro di equilibrio fra i vari registri dimostrato con la romantica “Paperino e il San Valentino super” (Topolino 1733) o “Il grande amore di Zio Paperone”, in cui viene introdotta Molly McGold, fiamma del De’ Paperoni.

Si deve però ricordare specialmente la creazione di Concina assieme a Giorgio Pezzin della serie della Macchina del Tempo, in cui grazie all’invenzione dei due scienziati Zapotec e Marlin, Topolino e Pippo si trovano catapultati a spasso nella storia per risolvere alcuni famosi misteri del passato. A Concina è da ricondurre in particolare la visualizzazione del personaggio di Marlin, vero inventore del marchingegno, nato dal fatto che l’autore veneziano considerava Zapotec, già ideato proprio da Massimo De Vita in “Topolino e l’enigma di Mu” sul Topolino 1238, uno scienziato “storico”, non capace di inventare una macchina così complessa. Egli scriverà non molte storie del filone, perché secondo l’autore «veniva a mancare il presupposto logico di trovare un mistero che fosse universalmente conosciuto, che stimolasse la curiosità, e avesse una spiegazione fantastica».

Contribuì negli anni ’80 alla trasformazione del personaggio di Paperinik da vendicatore a vero e proprio supereroe, in storie ricche di gag, in cui quindi il lato comico prevale, ma che dà modo di trattare argomenti di interesse sociale. Fra le sue storie del genere, particolare posto nei miei ricordi ha “Scacco matto a Paperinik” (Disegni di Luciano Gatto), in cui l’identità dell’eroe viene svelata, ma egli riesce intelligentemente a sviare ogni sospetto del criminale di turno, con sagacia e astuzia.

Si destreggia anche nelle storie considerate celebrative o promozionali, come “Zio Paperone e i 100 anni dell’automobile”, “Zio Paperone e il centenario (+ uno) bullonario”, “Topolino e il trofeo di Topolinia”, “Tip & Tap e il golf su misura”, “Topomouche, storia di amori e di spada”. In quest’ultima in particolare, parodia di Scaramouche, spicca un Topolino inusuale, più scanzonato e lontano dal modello da “precisino”, presente in passato, quando anche Pippo sembra più maturo di lui.

Se devo però nominare una storia che mi è rimasta nel cuore, senza che nemmeno io sappia perché, è “Paperino e la storia dell’acqua dolce”, disegnata da Giorgio Cavazzano. Solitamente le narrazioni “didattiche” su Topolino non si sono mai distinte per essere molto avvincenti. In questa invece l’elemento di insegnamento, che tocca vari punti, legati al ciclo dell’acqua e alla storia dell’umanità, si coniuga con uno stile non pesante, ma fluido e appassionante, sentendosi partecipi del percorso formativo portato avanti da Archimede e Paperino.

La sua attività di narratore lo portò anche a scrivere romanzi, sia per adulti che per ragazzi, in particolare dopo il burrascoso allontanamento dalla Disney in seguito a dei conflitti sul trattamento riservato agli autori, fino alla sua morte avvenuta oramai tre anni fa. La sua memoria comunque rimane sempre vivo, per le ore di sereno divertimento che la sua opera ci ha dato e per la sua voglia di innovare, come “sperimentatore positivo”, appellativo con cui avrebbe voluto essere ricordato.

Da Topolino Tremila, a cura di Paolo Castagno, La biblioteca del Papersera 2013.

Ritorna.